Caro
amico,
mi
chiedi perchè non mangio carne e ti domandi per quale ragione mi
comporto così. Forse pensi che ho fatto un voto o una penitenza che
mi priva di tutti i piaceri gloriosi del mangiar carne. Pensi a
bistecche gustose, pesci saporiti, prosciutti profumati, salse e
mille altre meraviglie che deliziano gli umani palati; certamente
ricordi la delicatezza del pollo arrostito.
Vedi, io rifiuto tutti questi piaceri e tu pensi che solamente una penitenza, o un voto solenne, o un grande sacrificio possa indurmi a negare questo modo di godere la vita e che mi costringa ad una rinuncia.
Sei sorpreso, chiedi: – Ma perché e per quale motivo?
Te lo chiedi con intensa curiosità e pensi di poter indovinare la risposta.
Ma se io ora cerco di spiegarti la vera ragione in una frase concisa, tu rimarrai nuovamente sorpreso vedendo quanto sei lontano dal vero motivo.
Ascolta: io rifiuto di mangiare animali perché non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature.
Rifiuto di farlo perché ho sofferto tanto dolorosamente che le sofferenze degli altri mi riportano alle mie stesse sofferenze.
So che cos'è la felicità e so che cos'è la persecuzione. Se nessuno mi perseguita, perché dovrei perseguitare altri esseri o far sì che vengano perseguitati?
So che cos'è la libertà e so che cos'è la prigionia. So che cos'è la protezione e che cos'è la sofferenza. So che cos'è il rispetto e so che cos'è uccidere. Se nessuno mi fa del male, perchè dovrei fare del male ad altre creature o permettere che facciano loro del male? Se nessuno vuole uccidermi, perchè dovrei uccidere altre creature o permettere che vengano ferite o uccise per il mio piacere o per convenienza? Non è naturale che io non infligga ad altre creature ciò che io spero non venga inflitto a me? Non sarebbe estremamente ingiusto fare questo per il motivo di un piacere fisico a spese della sofferenza altrui e dell' altrui morte?
(...)
So che la gente considera certi atti connessi al macellare come inevitabili. Ma c'è realmente questa necessità? La tesi può essere contestata. Forse esiste un genere di necessità per le persone che non hanno sviluppato ancora una piena e conscia personalità. Io non faccio loro delle prediche, scrivo a te questa lettera, ad un individuo responsabile che controlla razionalmente i suoi impulsi, che si sente conscio – internamente ed esteriormente – dei suoi atti, che sa che la nostra Corte Suprema è nella nostra coscienza e che non vi è ricorso in appello.
È necessario che un uomo responsabile sia indotto a macellare?
In caso affermativo, ogni individuo dovrebbe avere il coraggio di farlo con le sue stesse mani. È un genere miserabile di codardia quello di pagare altra gente per fare questo lavoro macchiato di sangue dal quale l'uomo normale si ritrae inorridito e sgomento. Questa gente è pagata per questo lavoro e gli altri acquistano da loro le parti desiderate dell'animale ucciso possibilmente preparato in modo da non ricordare l'animale, il fatto che è stato ucciso.
Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando gli animali saranno uccisi e torturati e che fino allora ci saranno guerre, poichè l'addestramento e il perfezionamento dell'uccidere deve essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli. Penso che ci saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poichè per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi moralmente e tecnicamente su piccoli esseri. Non vedo alcuna ragione di sentirci oltraggiati per i grandi e per i piccoli atti di violenza e crudeltà commessi dagli altri. Ma penso che sia arrivato il momento di sentirci oltraggiati dai grandi e piccoli atti di violenza e crudeltà che noi stessi commettiamo. Ed essendo molto più facile vincere le piccole battaglie, penso che dovremmo cercare di spezzare prima i nostri legami con le piccole violenze e crudeltà per superarle una volta per sempre.
Poi verrà il giorno che sarà facile per noi combattere anche le crudeltà più grandi.
Ma noi tutti siamo addormentati in abitudini e attitudini ereditate, che ci aiutano ad ingoiare le nostre crudeltà senza sentirne l'amaro. Non ho alcuna intenzione di accusare persone o situazioni. Ma penso che sia mio dovere stimolare la mia coscienza nelle piccole cose, migliorare me stesso ed essere meno egoista, per essere poi in grado di agire in coerenza nei problemi più importanti.
Il punto è questo: io voglio vivere in un mondo migliore dove una più alta legge conceda più felicità a tutti.
Vedi, io rifiuto tutti questi piaceri e tu pensi che solamente una penitenza, o un voto solenne, o un grande sacrificio possa indurmi a negare questo modo di godere la vita e che mi costringa ad una rinuncia.
Sei sorpreso, chiedi: – Ma perché e per quale motivo?
Te lo chiedi con intensa curiosità e pensi di poter indovinare la risposta.
Ma se io ora cerco di spiegarti la vera ragione in una frase concisa, tu rimarrai nuovamente sorpreso vedendo quanto sei lontano dal vero motivo.
Ascolta: io rifiuto di mangiare animali perché non posso nutrirmi con la sofferenza e con la morte di altre creature.
Rifiuto di farlo perché ho sofferto tanto dolorosamente che le sofferenze degli altri mi riportano alle mie stesse sofferenze.
So che cos'è la felicità e so che cos'è la persecuzione. Se nessuno mi perseguita, perché dovrei perseguitare altri esseri o far sì che vengano perseguitati?
So che cos'è la libertà e so che cos'è la prigionia. So che cos'è la protezione e che cos'è la sofferenza. So che cos'è il rispetto e so che cos'è uccidere. Se nessuno mi fa del male, perchè dovrei fare del male ad altre creature o permettere che facciano loro del male? Se nessuno vuole uccidermi, perchè dovrei uccidere altre creature o permettere che vengano ferite o uccise per il mio piacere o per convenienza? Non è naturale che io non infligga ad altre creature ciò che io spero non venga inflitto a me? Non sarebbe estremamente ingiusto fare questo per il motivo di un piacere fisico a spese della sofferenza altrui e dell' altrui morte?
(...)
So che la gente considera certi atti connessi al macellare come inevitabili. Ma c'è realmente questa necessità? La tesi può essere contestata. Forse esiste un genere di necessità per le persone che non hanno sviluppato ancora una piena e conscia personalità. Io non faccio loro delle prediche, scrivo a te questa lettera, ad un individuo responsabile che controlla razionalmente i suoi impulsi, che si sente conscio – internamente ed esteriormente – dei suoi atti, che sa che la nostra Corte Suprema è nella nostra coscienza e che non vi è ricorso in appello.
È necessario che un uomo responsabile sia indotto a macellare?
In caso affermativo, ogni individuo dovrebbe avere il coraggio di farlo con le sue stesse mani. È un genere miserabile di codardia quello di pagare altra gente per fare questo lavoro macchiato di sangue dal quale l'uomo normale si ritrae inorridito e sgomento. Questa gente è pagata per questo lavoro e gli altri acquistano da loro le parti desiderate dell'animale ucciso possibilmente preparato in modo da non ricordare l'animale, il fatto che è stato ucciso.
Io penso che gli uomini saranno uccisi e torturati fino a quando gli animali saranno uccisi e torturati e che fino allora ci saranno guerre, poichè l'addestramento e il perfezionamento dell'uccidere deve essere fatto moralmente e tecnicamente su esseri piccoli. Penso che ci saranno prigioni finché gli animali saranno tenuti in gabbia. Poichè per tenere in gabbia i prigionieri bisogna addestrarsi e perfezionarsi moralmente e tecnicamente su piccoli esseri. Non vedo alcuna ragione di sentirci oltraggiati per i grandi e per i piccoli atti di violenza e crudeltà commessi dagli altri. Ma penso che sia arrivato il momento di sentirci oltraggiati dai grandi e piccoli atti di violenza e crudeltà che noi stessi commettiamo. Ed essendo molto più facile vincere le piccole battaglie, penso che dovremmo cercare di spezzare prima i nostri legami con le piccole violenze e crudeltà per superarle una volta per sempre.
Poi verrà il giorno che sarà facile per noi combattere anche le crudeltà più grandi.
Ma noi tutti siamo addormentati in abitudini e attitudini ereditate, che ci aiutano ad ingoiare le nostre crudeltà senza sentirne l'amaro. Non ho alcuna intenzione di accusare persone o situazioni. Ma penso che sia mio dovere stimolare la mia coscienza nelle piccole cose, migliorare me stesso ed essere meno egoista, per essere poi in grado di agire in coerenza nei problemi più importanti.
Il punto è questo: io voglio vivere in un mondo migliore dove una più alta legge conceda più felicità a tutti.
Lettera di Edgar Kupfer-Koberwitz, scrittore tedesco (1906-1991),
superstite del campo di concentramento di Dachau
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