Uno
dei miei insegnanti, che stimavo molto, diceva sempre che il compito
della buona letteratura è tranquillizzare chi è turbato e turbare
chi è tranquillo. Secondo me il compito della letteratura alta
consiste in gran parte nel dare al lettore, che come tutti noi è un
po’ impantanato dentro la propria testa, nel dargli accesso,
dicevo, tramite l’immaginazione, alla vita interiore di altri
individui. Dato che una parte ineluttabile dell’essere umano è la
sofferenza, ciò che noi esseri umani cerchiamo nell’arte è anche
un’esperienza di sofferenza: che sarà necessariamente
un’esperienza mediata, o per meglio dire una generalizzazione
della sofferenza. Capisci cosa intendo? Nel mondo reale tutti
soffriamo da soli; la vera empatia è impossibile. Ma se un’opera
letteraria ci permette, grazie all’immaginazione, di identificarci
con il dolore dei personaggi, allora forse ci verrà più facile
pensare che altri possano identificarsi con il nostro. Questo è un
pensiero che nutre, che redime: ci fa sentire meno soli dentro.
Magari è tutto qui, semplicemente.
Però
a questo punto tieni presente che la tv e il cinema commerciale
e tante forme di arte “bassa” – ossia arte il cui scopo
principale è fare soldi – sono redditizi proprio perché capiscono
che il pubblico preferisce un cento per cento di piacere alla realtà
che tende a essere fatta per il 49 per cento di piacere e per il 51
per cento di dolore. Mentre l’arte “alta”, quella che non punta
principalmente a farti sborsare dei soldi, è più probabile che ti
causi malessere, o che ti costringa a faticare per arrivare ai suoi
piaceri, proprio come nella vita reale il vero piacere è in genere
un derivato della fatica e del disagio. Perciò è difficile per il
pubblico dell’arte, specialmente quello più giovane, che è stato
educato ad aspettarsi che l’arte susciti piacere al cento per
cento, e senza nessuno sforzo, leggere e apprezzare la letteratura
alta. E questo è un male. Il problema non è che i lettori di oggi
sono stupidi, non penso che sia così. È solo che la tv e la
cultura commerciale di massa li hanno addestrati a essere piuttosto
pigri e infantili nelle loro aspettative. E questo rende più
difficile che mai cercare di coinvolgere i lettori di oggi, sia a
livello intellettuale che di immaginario
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