lunedì 4 giugno 2018

Fiori



Mi trovavo l’altro giorno con una bambina di sette anni che mi faceva vedere i suoi lavori. Aveva disegnato dei fiori, ma erano degli stereotipi. Allora le ho detto: “Vieni con me che andiamo a raccogliere qualche fiorellino”. Abbiamo raccolto tre o quattro fiori tra l’erba, poi li abbiamo messi su un foglio di carta e li abbiamo smontati. Quanti erano i petali?, com’erano disposti?, il gambo è dritto o curvo, è liscio o peloso? Come si ramifica, a tre, a due, o a uno? L’osservazione è stata più approfondita possibile. Allora la bambina ha capito subito, perché le ho dato una regola di lettura e ha disegnato un fiore perfetto come le avevo fatto vedere. In un secondo tempo lo potrà fare anche poetico, allusivo, tutto quello che si vuole, ma se prima non si fa questa operazione, non si può arrivare alla seconda. Noi tutti abbiamo avuto un’educazione di tipo letterario per cui traduciamo tutto in parole anche quando con un gesto o con un’immagine sarebbe facile spiegare tutto.

Bruno Munari









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