Che
cosa sono tutti gli sforzi dell’umanità, tutto ciò che si chiama
storia, civiltà, tutto ciò che l’uomo fa e ciò che fa l’uomo,
che cos’è tutto questo, se non un inutile e vano tentativo di
opporsi all’assurdo della morte universale, di dare ad essa un
senso apparente, come se la morte potesse avere un senso, come se
alla morte si potesse dare un significato e un senso diverso da
quello che ha! I filosofi, i più cinici, tentano di dare un senso al
non senso della morte mediante una logica superiore o una battuta
spiritosa che possano servire di consolazione generale, ma quello che
resta, almeno per me, il massimo dei misteri è la domanda: che cos’è
che permette all’uomo, nonostante la sua consapevolezza della
morte, di vivere e di operare come se essa fosse qualcosa di estraneo
a lui, come se la morte fosse un fenomeno naturale? Il tremito che mi
ha scosso negli ultimi giorni mi ha aiutato a capire, nonostante i
gravi attacchi di paura, che la mia malattia non è altro che questo:
a volte, per ragioni a me del tutto ignote e per impulsi
assolutamente incomprensibili, io divento lucido, in me compare la
coscienza della morte, della morte in quanto tale; in questi momenti
di illuminazione diabolica la morte acquista per me il peso e il
significato che essa ha 'an sich', e che gli uomini perlopiù non
intuiscono nemmeno (ingannandosi con il lavoro e con l’arte,
mascherando il suo senso e la sua vanitas con formule filosofiche),
scoprendo il suo vero significato solo nel momento in cui essa bussa
alla porta, in modo chiaro e inequivocabile, con la falce in mano,
come nelle incisioni medievali. Ma quello che mi atterriva (la
consapevolezza non genera consolazione) e accresceva ancor di più il
mio tremito interiore, era la coscienza che la mia follia era in
fondo lucidità e che per guarire – perché questo continuo tremito
è insopportabile – avevo bisogno proprio della follia, della
demenza, dell’oblio, e che solo la demenza mi avrebbe guarito! Se
per caso il dottor Papandopulos mi interrogasse ora sul mio stato di
salute, sull’origine dei miei
traumi, delle mie paure, adesso saprei rispondergli in modo chiaro e
inequivocabile: la lucidità.
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